giovedì 6 gennaio 2011

Un anno nuovo ...


Siamo sempre li’, in bilico. A spostare l’aggettivo qualificativo piu’ agognato “nuovo”, al di qua o al di la’ del nome: un nuovo anno o un anno nuovo? Un anno in piu’, uguale a tutti gli altri, che si deposita sugli altri, ad aumentarne il peso … oppure un anno diverso, in cui cambiera’ davvero qualcosa … in noi stessi, negli altri, nel mondo … La speranza e’ sempre che l’aggettivo abbia ragione di posizionarsi dopo il nome. Che l’anno sia nuovo, che sia diverso, che si possa ricominciare. E’ il desiderio della pagina bianca. Per questo, per tutta la vita ho amato e al tempo stesso odiato il capodanno. Ci arrivo sempre tirato a lucido, con un scintillante sorriso, con il mio vestito migliore, costringendo chi incomincia l’anno con me a manifestare i suoi proponimenti. Tutti si scansano, da una ventina d’anni a questa parte. Da quando, cioe’, non sono più giovane e quindi, ahimè, frequento gente un po’ piu’ grande. Fino a vent’anni fa la mia vitalita’ era considerata una risorsa. La mia incrollabile fede nella possibilita’/necessita’ di essere ogni anno migliori di come si era stati nell’anno trascorso, era condivisa, incoraggiata, invidiata. Adesso ricevo sorrisini imbarazzati: ancora con i proponimenti? Ma su’, dai, è una serata come tutte le altre. Si beve un po’ di piu’, si mangia un po’ di piu’ , si spende un po’ di piu’ … se proprio vuoi metterla sul rituale comprati un paio di mutande rosse … Ma un paio di mesi fa è andata diversamente perche’ ad una festa mi e’ stato suggerito da una cara amica che non vedevo da tantissimo tempo … conservare la capacita’ di vivere … Ho provato una specie di senso di riconoscenza. Quando meno te l’aspetti, trovi qualcuno che ti è simile … conservare la capacità di vivere … si’… e’ questo il compito. E’ questo l’incarico per il nuovo anno. Resistere al tempo, alla rassegnazione, alla sensazione ( terribile nel nostro paese) che ogni anno tutto vada un po’ peggio, che la societa’ sia un po’ piu’ avvelenata, che le relazioni interpersonali siano un po’ piu’ dure, un po’ piu’ fredde, un po’ piu’ superficiali, un po’ piu’ ciniche. Resistere e credere … Ogni anno ricominciare come se fosse il primo giorno di scuola. Con i quaderni intonsi, il grembiulino pulito, e una insopprimibile voglia di studiare, di fare del proprio meglio, di promuoversi, di essere promossi, di andare avanti. Questa nuova consapevolezza mi aiuta ad affrontare con più leggerezza il quotidiano, tutto acquista un senso, lo sguardo puntato lontano all’orizzonte invece che sulla punta dei miei piedi. Una promessa a me stesso, che cercherò di mantenere, fidandomi di quello che la vita mi riserva. E con la paura vinta attraverso il coraggio provo a tirar fuori il sogno dal cassetto. Già solamente compiere il primo passo vuol dire iniziare un percorso, qualsiasi sia, in quella direzione. Questo concetto mi incoraggia e mi aiuta a combattere contro i miei dubbi, i miei ostacoli, i miei timori. E allora ... dopo i brindisi con gli affetti piu’ cari, dopo qualche coriandolo buttato in aria, festeggiamo i nuovi propositi (o i propositi nuovi) e chiedo a tutti voi, perche' non provare? Tiriamo fuori il nostro sogno dal cassetto? Proviamo ! Facciamoci un regalo!
Guardo fuori dalla finestra ... Alle tre di notte … Gli alberi nudi per il lungo inverno sono fioriti di luci puntiformi … lampade più lunghe simulano la neve. Ma il sentimento dominante adesso e' uno solo … la festa non è finita.

Un abbraccio ...
Senza Cera ...

Roberto Campi

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